Noi neo-istruttori

Giungiamo all’Ippodromo del Casalone alle prime ombre della sera, l’aria è intrisa d’umidità, la pioggia preme alle porte. Qualche cavallo prova una timida sgambettata, il fantino ben coperto dalle intemperie. Ma cosa ci fanno cinque scacchisti massesi a Grosseto in un cupo venerdì invernale? Non hanno sbagliato giorno, sono lì per partecipare ad un corso di istruttori di scacchi.
All’interno della struttura, scovata dall’abile presidente grossetano Dionigi Clemente, altri scacchisti ci attendono, e finalmente alle 17,00 inizia la “tre giorni”.
Un programma così fitto, lezione al mattino, pomeriggio e sera, potrebbe anche apparire come stancante, ma i bravi relatori riescono magicamente ad intrattenere i venti corsisti, e le giornate scorrono rapide e piene di spunti interessanti.
Venti i partecipanti, partiamo da loro. La maggior parte sono lì alla ricerca del titolo di “istruttore di base”, altri, che di professione sono insegnanti di scuola, ambiscono al riconoscimento di “insegnante elementare”. Sono le basi nella piramide degli istruttori. Alcuni dei corsisti sono semplici appassionati del gioco, altri invece lo hanno praticato a livello agonistico. Ben quattro dei venti hanno raggiunto il titolo magistrale a tavolino.

Gli insegnanti sono cinque. Due uomini e tre signore. Tutti molto bravi e coinvolgenti. Andiamo con ordine.
Renato Tribuiani, maestro di scacchi e grande uomo di sport, in primis rugby, ha un entusiasmo per il nobil gioco che teme ben pochi paragoni. Dalla sua ampia esperienza di medico ed insegnante sportivo, ci introduce affascinanti teorie, le sue, su come si possa ottimizzare la “forma fisica” di quella che è l’arma più micidiale dello scacchista, il cervello. Mai e poi mai avrei pensato che il maltempo atmosferico, quando nell’aria vi sono cariche elettriche vaganti, sia capace di rompere il delicato funzionamento dei neuroni celebrali. Le sue lezioni, che occupano quasi la metà del tempo complessivo, sono piacevolmente inframezzate da profondi studi scacchistici e combinazioni da antologia.

Il primo intervento femminile è quello della professoressa Annalisa Bindi, che da anni si occupa del coordinamento scolastico a livello provinciale. La signora non è una scacchista, ma da ogni sua singola frase traspare il rispetto che prova per il nobil gioco, che ritiene giustamente capace di aiutare la crescita mentale ed emotiva dei bambini.
Gelsomina Ciarelli di professione fa la psicologa. Il suo legame con gli scacchi è molto forte, infatti nella vita è la madre di uno dei più promettenti giovani scacchisti grossetani. I suoi consigli sono preziosi, poichè l’insegnante non di rado è costretto a confrontarsi con giovani che sono in periodi particolarmente delicati della loro vita emozionale.
Terzo ed ultimo intervento femminile del sabato, è quello di Cinzia Machetti, formatore CONI e dirigente scolastico. L’energia che anima questa signora è qualcosa di unico. Nel suo bagaglio passato c’è il softball, e non gli scacchi, ma è da subito evidente che per lei ogni attività sportiva, se praticata nel modo giusto, diviene fondamentale per la crescita dei giovanissimi. Purtroppo di dirigenti scolastici come lei ve ne sono ben pochi, e di questo più di un partecipante si rammarica.
Nella serata del sabato alcuni dei partecipanti decidono di concedersi un breve momento di relax disputando il tradizionale torneo lampo. Per nulla affaticato dalla intensa giornata, il “giovane dentro” Luigi Barbafiera, travolge la concorrenza dei più giovani d’età anagrafica.

A lezione di psicologia

Giunge la domenica, e l’ultimo istruttore a prendere la parola, Mario Leoncini di Siena. Per chi non lo sapesse stiamo parlando di colui che è stato vicepresidente della FSI fino a poche settimane fa, e che oggi ricopre il ruolo di presidente del Comitato Regionale Toscano. Il maestro (di scacchi) Leoncini, ci parla della struttura della FSI, e poi conclude con ciò che più ama, la storia degli scacchi. Il volo inizia nel 570 D.C., con la prima traccia certa che ci porta all’India, e poi attraverso la civiltà araba c’è l’arrivo in Europa, prima dell’anno mille. A Venafro, in Molise, vennero scoperti dei pezzi di scacchi datati col carbonio al 980, prima testimonianza del gioco in Italia. E poi via via, attraverso le corti medioevali e rinascimentali, ed i primi libri a stampa, giungiamo all’alba dell’era moderna, quella che inizierà col grande torneo di Londra del 1851. Ma proprio qui, quando si sta per entrare nel periodo storico che meglio conosco, il tempo tiranno pone fine alla lezione.
Pochi minuti di pausa ed ecco il test a punti finale, con domande sugli argomenti trattati. Tutti promossi, tutti neoistruttori. Rimane il tempo per una foto di gruppo prima di incamminarsi nella via del ritorno.

Foto di gruppo dei partecipanti al corso

Noi neo-istruttori di scacchi, soci di Apuana Soloscacchi: Claudio Sericano, Adriano Giannetti, Michela Belli, Massimo Giusti e Luca Frizzi.